La prima recensione dell’anno è per tradizione quella sulla dimenticanza più grave. Di tutti gli ascolti tralasciati nel 2013 quella di Silence Yourself risulta la più meritevole.
Non aver segnalato le Savages è stato un errore, una dimenticanza clamorosa. Sfogliando le classifiche degli addetti ai lavori, le quattro ragazze londinesi sono sempre in alto.
Il post punk è un genere difficile (per il sesso debole) e demodè (in tempi dove l’indie spopola): riuscire a ricevere tante critiche positive è straordinario.
Un’album carico fin dall’incipit di Shut Up, poi schegge impazzite dove spiccano She Will e Husbands. Io adoro la malinconica Whaiting For a Sign ma è la conclusiva Marshal Dear che ti spacca l’anima: la canzone che non ti aspetti per un esordio esaltante.
Per dire che siamo difronte a talento puro manca solo la prova del Live. Il caso vuole che a febbraio verranno in Italia per tre date da non perdere.